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Tirocini in Piemonte, com’è cambiata la situazione dopo la pandemia

Più della metà dei giovani neodiplomati e qualificati riesce a trovare un’occupazione dopo uno stage extracurriculare in Piemonte: è una delle evidenze presenti nel report della Regione e dell’Agenzia Piemonte Lavoro. Nel periodo tra il 2018 e il 2022 il Piemonte si è distinto in positivo anche per i tirocini per l’inclusione sociale, con la stessa percentuale di soggetti che riesce ad avere un reddito al termine del programma. C’è però anche un aspetto negativo e riguarda i più istruiti: è aumentato di un terzo il numero di dottori di ricerca che a fine stage rimane a casa senza lavoro.Questi dati vanno confrontati con quello che accade su scala nazionale e internazionale. Per esempio, riguardo allo sbocco occupazionale il Piemonte con i suoi sei giovani su dieci inseriti nel mondo del lavoro a stage terminato è in linea con quanto succede in Europa dove, secondo l’ultima indagine Eurobarometro, il rapporto è simile visto che sono sette su dieci a trovare un lavoro a fine tirocinio.Se, però, si confrontano i dati con quelli nazionali si scopre che il Piemonte addirittura raddoppia gli esiti occupazionali. Prendendo in esame il biennio 2019 – 2020, infatti, otto tirocinanti su dieci a un anno dal termine dello stage hanno avuto un rapporto di lavoro, pari appunto al doppio di quello che avviene a livello nazionale, secondo il Rapporto per le comunicazioni obbligatorie 2020.«Questo dato si connette sicuramente alla situazione economica piemontese in ripresa, da un lato, e all’utilizzo in molti casi improprio dello strumento del tirocinio, che è servito nella coda della pandemia ad inserire giovani nelle aziende, necessari per il passaggio generazionale» commenta Anna Maria Poggio della Cgil Piemonte, alla Repubblica degli Stagisti, che però sottolinea anche come «specie nelle piccole e medie aziende, anche artigiane, il tirocinio, che come è noto non è un vero rapporto di lavoro, spesso è utilizzato per non pagare giovani dipendenti in “prova”». In aggiunta, per l’anno in corso, tra guerra, inflazione e rincari energetici, continua a spiegare la sindacalista, le aziende sono state fortemente scoraggiate dall’investire nella manodopera futura; e il forte aumento dei tirocini extracurriculari registrato nella regione durante gli anni del Covid fino al 2022 è controbilanciato da una notevole flessione in atto proprio ora.Se invece si guardano i risultati dei tirocini per l’inclusione sociale, più della metà dei tirocinanti del Piemonte riesce ad avere un reddito al termine del programma e anche se a prima vista sembra un traguardo esiguo, in realtà è il triplo di quello che succede su scala nazionale. La percentuale di attivazioni è comunque bassissima, intorno al cinque per cento negli ultimi cinque anni, questo perché si tratta di «tirocini molto difficili», spiega Poggio: «Sia le aziende pubbliche sia le private spesso preferiscono pagare le sanzioni sul collocamento obbligatorio piuttosto che intraprendere percorsi che poco si coniugano con i concetti di efficienza e iper produttività, oltre che rischiare situazioni difficili da gestire all’interno del proprio personale». Per questo motivo «probabilmente sarebbe necessaria una specifica formazione verso il personale dipendente, dirigente e l’azienda stessa per gestire processi di vera inclusione sociale nei luoghi di lavoro» suggerisce la sindacalista: «In Piemonte, ad esempio, la sperimentazione ha prodotto risultati positivi solo nella cooperazione di tipo B, [ndr. le cooperative sociali che si occupano della gestione di attività finalizzate all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate nei settori dell’industria, commercio, servizi e agricoltura] dove è più facile attuare veri percorsi di inclusione di soggetti svantaggiati».E poi c’è il dato relativo ai dottori di ricerca: in questo caso i risultati per il Piemonte sono negativi. Nel 2019, infatti, è aumentato di un terzo il numero di neodottorati che a fine stage rimaneva a casa senza lavoro, quando invece in Italia, secondo i dati Almalaurea, quell’anno in pratica tutti i neodottorati trovavano un’occupazione (ben nove su dieci).Il report va ad aggiornare una precedente analisi in cui era rimasto fuori proprio il periodo pandemico, maggiormente colpito dal punto di vista occupazionale. Nei cinque anni tra il 2018 e il 2022 in Piemonte sono stati attivati più di 149mila tirocini extracurriculari: l’analisi si sofferma su quelli che sono stati non solo attivati ma anche conclusi in questo arco di tempo, ovvero circa 120mila. L’obiettivo è «valutare, per ogni tirocinio conclusosi nell’anno di riferimento, la sussistenza di un rapporto di lavoro nel periodo successivo di dodici mesi dalla conclusione dello stesso».In realtà per “rapporto di lavoro successivo” sono considerati anche i lavori socialmente utili, i Cantieri di lavoro e gli ulteriori tirocini. In quest’ultimo caso, che è bene ricordare non è un vero contratto di lavoro, si cerca di capire se è stato attivato nella stessa azienda ospitante e quali possano essere le variabili che hanno influito su questo esito. Se due stage su dieci non sono seguiti da alcuna contrattualizzazione, per la restante parte c’è un rapporto praticamente identico tra un contratto nella stessa azienda del tirocinio e in un’altra ditta. La possibilità di avere un lavoro successivo è maggiore se lo stage giunge alla sua naturale scadenza.L’analisi risulta, però, in parte incompleta. Se lo scopo degli stage extracurriculari è quello di inserire in un contesto occupazionale lo stagista e questi, alla fine, si trova a cominciare un nuovo tirocinio o a partecipare a una misura come i Cantieri di lavoro, una misura della durata massima di 260 giorni e comunque dedicata solo agli over 45, è evidente che l’obiettivo primario non ha avuto successo.Il settore che attrae il maggior numero di stagisti è quello dei servizi, in cui nel quinquennio ci sono più di 11mila tirocini attivati all’anno, con una perdita di circa 4mila unità nel 2020, causa pandemia Covid. Seguono commercio, con commessi, baristi e camerieri, e industria. Se si analizza, invece, il grande gruppo professionale di inserimento, sono richiesti più stagisti nei settori esecutivi nel lavoro di ufficio e in quelli qualificati nelle attività commerciali e nei servizi, a cui seguono artigiani e operai specializzati e le professioni tecniche. Fanalino di coda le professioni non qualificate, in cui in cinque anni c’è stato un forte calo di nuove attivazioni.Altro dato interessante è quello relativo al grado di istruzione dei tirocinanti: le più “stagizzabili” sono le persone con diploma di istruzione secondaria superiore, seguite da chi ha una licenza media e solo dopo da chi ha un titolo universitario. Il dato è stabile nei cinque anni in esame. Così come quello dell’età: la categoria fino ai 29 anni è quella con più tirocinanti, probabilmente anche grazie, sottolinea il rapporto, a misure specifiche come la Garanzia Giovani, che era rivolta appunto a soggetti tra i 15 e i 29 anni.Il report analizza anche qual è il tipo di contratto firmato al termine dello stage: solo per metà è di lungo periodo. «L’inserimento dei tirocinanti in Piemonte e poi la conferma spesso avvengono in apprendistato o con contratti a tempo determinato, molto meno a tempo indeterminato» conferma Anna Maria Poggio della Cgil Piemonte. Più è alto il livello di istruzione più possibilità ci sono di trovare un lavoro a fine tirocinio: per i soggetti svantaggiati o i disabili ci sono molte meno chance.C’è poi, in conclusione, un’analisi nel tempo sui tirocinanti coinvolti che mira a verificare la situazione occupazionale a sei e a 12 mesi. Nelle quattro annualità considerate (la quinta, il 2022, non può essere considerata in questo caso) il risultato è sempre positivo per i tirocinanti che hanno concluso l’esperienza in quel determinato anno. Con un dato in crescita nel lungo periodo.Per quanto il report cerchi di analizzare la situazione lavorativa di tutti gli stagisti in Piemonte dal 2018 al 2022, in realtà non riesce a prendere in esame tutti i dati significativi dello scorso anno, il 2022 appunto, che avrebbero aiutato a capire meglio la ripresa eventuale post pandemia; non è quindi possibile un’analisi puntuale degli effettivi benefici dei tirocini nell’inserimento occupazionale post pandemia. Bisognerà aspettare, quindi, l’eventuale nuovo aggiornamento per verificare se alcuni trend emersi, come il non sempre effettivo inserimento per chi ha concluso un tirocinio di inclusione sociale e la difficoltà maggiore per i neo dottorati di trovare un’occupazione stabile, siano confermati anche dall’analisi degli esiti dei tirocini attivati nel 2022.Marianna LeporeFoto di apertura di Annie Spratt da Unsplash

Giornata Internazionale degli Stagisti, perché è ancora un giorno importante

Un’occasione per condividere le migliori pratiche e focalizzare le sfide ancora attive, per cercare nuove opportunità di partnership e scambiare informazioni tra professionisti delle risorse umane e stagisti del sistema delle Nazioni Unite: venerdì 10 novembre torna l’International Interns’ Day, la giornata istituita nove anni fa per ricordare al mondo il problema dei tirocini senza rimborso spese e dello sfruttamento di intere generazioni di giovani.Quest’anno l’evento è organizzato dalla Fair Internship Initiative con lo European Youth Forum e consiste in un appuntamento online, a partire dalle 17.30 ora italiana, più vari eventi dal vivo in molte sedi di servizio delle Nazioni Unite. In Italia sarà a Roma presso Yellow Bar, su viale Aventino 78, a partire dalle otto di sera.Ha promesso di partecipare anche Irena Vojáčková-Sollorano, vice direttrice generale dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni. Chi è interessato ad ascoltare i dibattiti può registrarsi a questo link per seguire gli interventi.I tirocini sono uno strumento cruciale per aiutare la transizione dall’istruzione al mercato del lavoro. Possono essere un’opportunità preziosa per fare una prima esperienza lavorativa e apprendere delle competenze specifiche, ma allo stesso tempo possono a volte introdurre i giovani in un circolo vizioso di lavoro sottopagato incidendo sulla loro situazione finanziaria, sulle prospettive future e sul benessere generale.Ancora più grave, come sottolineano dalla Fair Internship Initiative, è il fatto che i tirocini siano spesso – e nelle organizzazioni internazionali capita con più frequenza – sottopagati o addirittura senza alcun rimborso spese, rendendoli accessibili solo a chi ha risorse sufficienti per permetterseli. Discriminando chi ha meno disponibilità economica e portando a uno squilibrio geografico non indifferente. Che la situazione sia andata peggiorando lo evidenzia anche il Rapporto Mondiale sulla Gioventù delle Nazioni Unite, che già nel 2016 rilevava un aumento degli stage di bassa qualità e senza indennità mensile all’indomani della crisi finanziaria del 2010.È in questo scenario che si cala la Giornata internazionale degli stagisti. Negli ultimi anni, infatti, è partito un lungo processo di riflessione in molte organizzazioni delle Nazioni Unite che ha portato all’introduzione, in alcuni casi, di un rimborso spese.Lo scopo di questa giornata, giunta all’ottava edizione, è sensibilizzare sull’importanza di garantire l’accessibilità a tirocini di qualità. Sono previsti vari panel, tra cui uno dal titolo “Stage di qualità nel mondo: la Carta dei tirocini di qualità dello European Youth Forum e le migliori pratiche esistenti”, che vedrà interventi di Claudia Pinto, European Youth Forum, Zen Patel, Unhcr - Agenzia Onu per i Rifugiati, Rafael Trejo, Iom - Organizzazione internazionale per le migrazioni e Sylvie Layous-Saltiel, Ilo - Organizzazione internazionale del Lavoro. Quest'anno infatti la Giornata internazionale degli stagisti è anche l'occasione per presentare la nuova Carta di qualità su stage e apprendistati che stabilisce, rinnovandoli, i criteri per un tirocinio di qualità: reclutamento trasparente, sostegno finanziario, obiettivi di apprendimento chiari e contatti regolari con un tutor.Nel secondo blocco di interventi, dal titolo “L’esperienza degli stagisti: anteprima del sondaggio di Fair Internship Initiative sugli stagisti delle Nazioni Unite e testimonianze degli stagisti attuali” presentato da Philippa Shoemark, di FII, sono previsti gli interventi di alcuni stagisti del World Food Program, dell’Organizzazione mondiale della Sanità e della Commissione europea. La loro partecipazione servirà per portare una testimonianza diretta degli aspetti positivi e negativi di questi programmi internazionali di stage. Che, come più volte raccontato dalla Repubblica degli Stagisti, hanno in alcuni casi il forte limite di non prevedere indennità mensili obbligando i giovani che vogliono parteciparvi a grossi sacrifici familiari, visto il costo elevato delle città in cui si svolgono.Il sondaggio della Fair Internship Initiative ha raccolto oltre 600 risposte di tirocinanti in uffici Onu o in agenzie correlate in tutto il mondo: una buona base per aprire la discussione su come migliorare l’esperienza di tirocinio e soprattutto garantire parità di accesso a tutti.In alcune delle città in cui hanno sede uffici delle Nazioni Unite sono stati organizzati anche eventi dal vivo, dove poter seguire i dibattiti online e poi scambiarsi opinioni vis-à-vis. Oltre alla sede del Secretariato delle Nazioni Unite a New York, gli altri eventi sono previsti a Copenaghen, Ginevra e Roma. Quando la Giornata degli stagisti è nata, nel 2014, riguardava solo l’Europa. Coinvolgeva una ventina di realtà internazionali a difesa degli stagisti – e già c’era anche la Repubblica degli Stagisti – con l’obiettivo di denunciare lo stato di precarietà dei tirocinanti e sollecitare soluzioni per garantire percorsi di qualità e contrastare la pratica degli stage gratuiti. L’anno seguente, nel 2015, la Giornata è diventata “internazionale” e ha trovato la sua collocazione in autunno. Se nove anni dopo, nonostante alcuni traguardi raggiunti come l’introduzione per alcuni uffici di un rimborso spese per gli stagisti, si continua ad avere una ricorrenza dedicata al tema vuol dire che si deve ancora fare molta strada.Per questo motivo bisogna partecipare tutti, in modo compatto, ad ogni tipo di ricorrenza. Perché il diritto più importante di uno stagista è quello ad avere un rimborso spese che consenta di svolgere il proprio tirocinio senza preoccupazioni, senza gravare sulle spalle della propria famiglia, senza dover sacrificare i propri risparmi solo per fare esperienza.La Giornata internazionale degli stagisti serve a ribadire che il problema non può essere ignorato. In Italia in particolare gli stagisti hanno ancora troppi pochi diritti, specie quando si tratta di stagisti curriculari. Basti pensare al caso più recente che abbiamo denunciato su queste pagine, quello del programma di tirocini semestrali gratuiti alla Camera dei deputati. L’International Interns’ Day serve a ricordare che i giovani hanno diritto a imparare e fare esperienza, e che devono poterlo fare a condizioni umane. Con l’unica preoccupazione di svolgere al meglio i propri compiti e apprendere nuove competenze, e non di dove trovare i soldi per pagarsi da dormire e mangiare. Marianna Lepore

La vergogna dei tirocini gratis alla Camera dei deputati

È uno dei luoghi della politica più importanti in Italia: metterci dentro un piede, magari farci un’esperienza lavorativa, è un sogno per molti giovani. Adesso c’è anche un bando, in scadenza tra tre settimane, che mette in palio dieci opportunità di stage. Ma la doccia fredda arriva immediatamente: si tratta di stage senza alcun rimborso spese mensile. Il programma è disciplinato da una convenzione sottoscritta nel marzo 2021 dalla Camera e dalla Fondazione Crui e riservato a studenti universitari particolarmente meritevoli. Lo scopo, si legge nel bando, è «affinarne il processo di apprendimento e di formazione e di agevolarne le scelte professionali». Il tutto, però, a carico dei giovani stessi. E nemmeno per un tempo breve, le classiche 150-200 ore dei tirocini solitamente svolti dagli studenti universitari, equivalenti a 4-5 settimane: qui la durata è addirittura di sei mesi. Gratis.Nessuna legge – purtroppo – viene violata, visto che al momento non c’è l’obbligo di garantire agli stagisti curriculari, coloro che svolgono un tirocinio durante un percorso di studi, un rimborso spese mensile – obbligo che invece esiste per gli extracurriculari, quelli svolti da persone che non sono impegnate in un percorso formativo.Negli anni, però, si è sviluppata una sensibilità sul tema che ha portato tante aziende a introdurre indennità anche per i curriculari – lo garantiscono per esempio tutte quelle che aderiscono al network della Repubblica degli Stagisti – e ha innescato anche a livello pubblico un dibattito politico sulla questione. Nella passata legislatura era partita la discussione della riforma dei tirocini curricolari, che avrebbe introdotto anche un rimborso spese mensile. Nel 2018 Massimo Ungaro, allora neoletto deputato, aveva presentato  come primo firmatario una proposta di legge, alla cui stesura aveva contribuito anche la Repubblica degli Stagisti, per riformare i percorsi curricolari prevedendo anche una indennità obbligatoria. Nel tempo altri disegni di legge simili erano stati depositati e nel 2021 si era arrivati a un testo unico in cui erano confluiti quelli di Italia Viva, Liberi e Uguali, Movimento Cinque Stelle, e Partito Democratico. Il punto centrale della bozza di riforma era l’introduzione di una indennità, ma con la caduta del Governo Draghi la proposta di legge è decaduta. E ora si è di nuovo punto e a capo.Il fatto che non ci sia l'obbligo per legge di pagare i tirocinanti curriculari non significa, però, che questo sia giusto. Nè che pagarli sia vietato. Stupisce quindi che proprio la Camera, dove l'iter di discussione della legge era cominciato, non abbia pensato di introdurre un rimborso spese nel suo nuovo bando per tirocini curriculari. Il bando tradisce peraltro un timore di eventuali rivendicazioni da parte dei tirocinanti: vi si legge nero su bianco che ogni giovane selezionato dovrà sottoscrivere, all’interno del progetto formativo, «la seguente dichiarazione liberatoria, “Il tirocinio […] non può in alcun modo […] dar luogo ad aspettative di futuri rapporti lavorativi o ad oneri a carico della Camera”». Come a mettere le mani avanti: non pensate di essere poi assunti, e sopratutto dateci “la liberatoria”, accettate supinamente la gratuità dei vostri stage. Noi per questo programma non sborsiamo un euro, non ci impegniamo a trovare fondi, a rendere i vostri tirocini economicamente sostenibili. “Non può dar luogo a oneri a carico della Camera”, vale a dire: non rompeteci le scatole sui soldi, non ve ne diamo e stop.C’è un altro passaggio interessante: nell’elenco dei requisiti di accesso si precisa che «il conseguimento del titolo di laurea prima della conclusione del tirocinio comporta l’immediata esclusione dal tirocinio stesso». La precisazione è significativa: una volta laureati, infatti, i tirocinanti potrebbero teoricamente chiedere di riconfigurare lo stage da “curriculare” – quindi all’interno di un percorso di studi – a extracurriculare; e a quel punto dovrebbero essere applicate tutte le regole e garanzie relative agli extracurricolari. Tra cui il rimborso spese obbligatorio, che in Lazio – dove la Camera ha sede – è il più alto d’Italia, 800 euro mensili. Dunque per evitare possibili rogne nel bando si precisa fin dall’inizio che per svolgere il periodo di stage è necessario conservare lo status di studente dall’inizio alla fine dei sei mesi.Ma com’è possibile che la Camera non riesca a trovare le risorse per offrire un minimo di indennità a questi dieci futuri stagisti? Poniamo anche solo un’indennità di 400 euro (la metà dell'importo minimo previsto per gli extracurricolari in Lazio): vorrebbe dire 2.400 euro totali per ogni stage semestrale. 24mila euro per questi dieci stage, nello specifico.Soldi alla Camera dei deputati non mancano. Sul suo sito si può leggere che l’indennità parlamentare netta è pari a circa 5mila euro mensili cui si aggiungono 3.500 di diaria al mese e un rimborso di 3.690 euro per collaboratori, consulenze, ricerche e gestione dell’ufficio. La Repubblica degli Stagisti ha spulciato anche i bilanci. Secondo il bilancio triennale 2022-2024, la Camera spende 130 milioni di euro all'anno per i deputati in carica, e anche se può sembrare assurdo perfino di più – quasi 134 milioni – per gli ex deputati; senza contare gli oltre 280 milioni di euro, più di un quarto della sua spesa annuale, destinati ai suoi pensionati. La Camera paga i suoi elettricisti, autisti e barbieri tra i 91mila e i 100mila euro annui, che fa più o meno 8mila euro al mese: cifre da capogiro, certamente non allineate con il reddito medio di chi svolge quelle professioni al di fuori di Montecitorio. Possibile non si trovino nelle pieghe del bilancio pochi spiccioli per pagare dieci giovani tirocinanti meritevoli?Insomma, la Camera è una mamma generosissima con i suoi deputati, ex deputati, coi suoi dipendenti e pensionati. Li ricopre letteralmente d’oro. Ma in soffitta ha chiuso la sua Cenerentola: gli stagisti. A loro non pensa nessuno: chi se ne importa che debbano affrontare spese per lo stage. Chi non se lo può permettere, sembra essere il messaggio, faccia a meno di candidarsi a questo bando, e non ci dia noia. Ma davvero la pubblica amministrazione, e la Crui, in questi anni non hanno imparato niente? Non si rendono conto che offrire stage gratuiti – anche in caso di stage curricolari! – è profondamente ingiusto, classista, blocca l’ascensore sociale, e fa anche fare una magrissima figura a chi li propone? Com’è possibile che queste istituzioni rimangano sorde e cieche perfino di fronte ai proclami del Parlamento europeo, che si è più volte espresso ultimamente contro gli stage gratuiti (sopratutto grazie all’azione di un eurodeputato italiano, Brando Benifei)? Questo bando avrebbe potuto – e dovuto – essere pensato meglio, trovando preventivamente un fondo in modo da poter assicurare agli stagisti una dignitosa indennità mensile. Così, è l’ennesima vergogna italiana, a scapito dei giovani che, pur di mettere un’esperienza prestigiosa in curriculum, si troveranno a dover accettare queste condizioni capestro.Marianna LeporeFoto di apertura: di Vlad Lesnov in modalità Creative commons

Mestieri del futuro, Bip e Cefriel formano dieci Enterprise Architect: e anziché pagare per il corso, si viene assunti

Ogni azienda, salvo rari casi, ha una sede – quindi un aspetto “architettonico”. C'è una reception, gli uffici, le sale riunioni, gli spazi comuni. Le scale per accedere da un piano all'altro. Ogni stanza è attrezzata per offrire a chi la utilizza gli strumenti giusti per lavorare. C'è chi si prende cura degli spazi, chi li prepara, chi li ristruttura se necessario. Un architetto che li ha costruiti, o arrangiati, e che è anche in grado di adattarli se sopravvengono nuove esigenze.Oggi molte aziende, oltre a questa architettura fisica, ne hanno anche un'altra: l'architettura tecnologica. L’architetto in questo caso deve fare in modo che tutti i sistemi informativi, il software e la tecnologia che vengono utilizzati in azienda lavorino in simbiosi e contribuiscano a farla funzionare in modo efficiente ed efficace. Come? Costruendo «una mappa dell’architettura tecnologica dell'azienda, proprio come un architetto progetta un edificio» spiega Arturo Magni, partner e Senior Enterprise Architect della società di consulenza BIP, da molti anni tra le aziende virtuose del network della Repubblica degli Stagisti: «Si focalizza su ciò di cui l'azienda ha bisogno ora e in futuro e si assicura che tutte le diverse componenti tecnologiche si inseriscano insieme come pezzi di un puzzle. Aiuta a decidere quale nuova tecnologia l'azienda dovrebbe utilizzare e si assicura che venga utilizzata nel modo giusto». In qualche modo è insomma «il “consulente tecnologico” dell'azienda».L’“Enterprise Architecture” è una delle nuove professioni del nostro secolo. Ma proprio perché è una novità, non è facile trovare persone che abbiano già competenze di questo tipo. Per questo BIP e un'altra azienda che da molto tempo fa parte dell'RdS network, il centro di innovazione digitale Cefriel, lanciano per la prima volta un corso di perfezionamento proprio sulle strategie di trasformazione delle architetture enterprise, riconosciuto dal Politecnico di Milano e rivolto a giovani interessati ad acquisire queste competenze.Come già altri corsi organizzati da BIP e Cefriel, anche questo non ha un costo per chi partecipa, al contrario: i giovani selezionati verranno pagati per seguirlo, nel senso che verranno assunti fin dal primo giorno in BIP. «La valorizzazione delle persone, oltre a essere un aspetto fondamentale da tenere in considerazione all’interno di una organizzazione, passa anche attraverso un percorso di formazione ben strutturato» dice Magni: «Il nostro obiettivo è proprio valorizzare fin da subito i talenti che entreranno a far parte di questo percorso, in modo da permettere loro di sviluppare tutte le loro potenzialità». Si tratta, secondo il manager, di «un ottimo investimento». «Le aziende più innovative progettano corsi di perfezionamento e master corporate per i propri dipendenti come soluzione a molteplici esigenze» aggiunge Roberta Morici, responsabile dei programmi di formazione di Cefriel: «Attraction di giovani talenti neolaureati, training specialistico di alto livello certificato dal Politecnico di Milano, retention a medio-lungo termine, e accelerazione della capacità di generare innovazione ad alto impatto».I partecipanti verranno contrattualizzati con un apprendistato professionalizzante della durata di 12 mesi, con un inquadramento al livello B1 del ccnl metalmeccanico – che è quello in uso in BIP. Dalla tipologia contrattuale deriva il limite di età per i candidati, che non possono quindi avere più di 29 anni (30 non compiuti a gennaio 2024, quando il corso – e il relativo contratto – prenderà il via). L'unico altro requisito per candidarsi è avere – o stare per conseguire – una laurea di 2° livello in materie Stem (informatica, ingegneria, matematica, fisica, economia); anche se poi l'azienda è disponibile a valutare caso per caso in caso ci fossero  candidati particolarmente brillanti con “solo” una laurea triennale. Per questo corso non servono competenze informatiche, né è previsto che i partecipanti svolgano attività di coding. «L’Enterprise Architect non si occupa di sviluppo codice» conferma Magni, anche se «è certamente utile avere delle conoscenze di ingegneria del software, ad esempio, per comprendere al meglio il processo di sviluppo di una applicazione IT, l’architettura interna e le relative problematiche tecniche e a essere più efficaci nel dialogo tra utenti di business e IT». Servono invece senz'altro doti comunicative e una capacità di “divulgazione-traduzione”, in un certo senso, perché chi fa questo mestiere interagisce continuamente con professionalità diverse, dai responsabili di business ai team IT, dai fornitori ai partner: «Ciò richiede abilità di relazione e di comunicazione molto importanti, la capacità di modulare le conversazioni, di astrarre ad esempio soluzioni tecniche per spiegarle a figure non tecniche e viceversa di tradurre necessità, modelli di business, priorità e strategie verso figure IT» riassume Magni.L’Enterprise Architect è una figura «sempre più richiesta e organizzativamente presente, con delle strutture dedicate, nella maggior parte delle grandi aziende» dice ancora Arturo Magni, sottolineando come «sempre più clienti, anche di media dimensione» si stiano orientando verso «la creazione di strutture di Enterprise Architecture, che sono viste come abilitatori per scalare lo sviluppo e la crescita». Solo all’interno di BIP vi sono una cinquantina di professionisti con questo profilo.Ma, di preciso, qual è l'obiettivo del lavoro di un Enterprise Architect? «Provo a raccontarlo con un parallelismo: cosa succederebbe se un committente chiedesse a varie imprese di costruire un complesso di edifici tra loro interconnessi senza passare da una fase dell’intera progettazione?» risponde Magni: «Ecco, tipicamente un team di Enterprise Architecture si occupa di progettare le architetture aziendali partendo dalle esigenze del committente – il Business – e fornendo il risultato alle imprese – i team IT – in modo che la fase di realizzazione risulti coerente rispetto alle aspettative iniziali. Un buon allineamento tra IT e obiettivi aziendali si raggiunge quando l’architettura tecnologica è in grado di supportare i processi di business e non risulta un freno rispetto a tutte le evoluzioni e i cambiamenti che nel tempo si rendono necessari: pensiamo a nuovi servizi o a nuove modalità con cui servizi esistenti possono o devono essere fruiti». Senza questo lavoro di coordinamento si potrebbero creare situazioni di disallineamento, se «l’IT realizza delle soluzioni senza avere chiaro quale sia il reale obiettivo di business alla base del progetto, o prendendo delle scelte che risulteranno nel seguito incoerenti con la direzione aziendale». Come per esempio «investimenti per rinnovare piattaforme che non sono più strategiche per il futuro modello di business».Dopo le dieci settimane di corso intensivo, i partecipanti saranno coinvolti nel lavoro della Service Line di BIP denominata “Plas”, che sta per Platform Architecture Strategy: «Una volta inseriti all’interno del team, calati nel ruolo di Enterprise Architect, potranno per esempio seguire attività di software scouting per identificare la migliore tecnologia e soluzione presente sul mercato per rispondere alle specifiche esigenze di un nostro cliente; o ricostruire l’architettura di un cliente e valutare come farla evolvere» spiega Magni: «Si occuperanno di analizzare i requisiti di una nuova iniziativa – per il lancio di un nuovo servizio, prodotto o addirittura di una nuova azienda – e disegnare una intera architettura che la supporti». Oltre a queste attività progettuali sono previste anche «ricerche e laboratori per approfondire temi rilevanti per la nostra professione: trend di mercato, nuove soluzioni innovative».I posti sono dieci. Le selezioni restano aperte fino all'11 dicembre, e il corso vero e proprio comincerà a gennaio 2024. È anche attivo il servizio “BIP Ti Risponde”: compilando un form si può richiedere un incontro online con un dipendente di BIP e porre domande rispetto a questo corso. «Credo che il confronto con un BIPer in un contesto libero e privo di giudizio sia un ottimo modo per entrare in sintonia con l’azienda e con il team» chiude Arturo Magni: «Le curiosità relative al mondo della consulenza e dell’Enterprise Architecture possono essere davvero tante; trattandosi di una disciplina che difficilmente si affronta all’università, invito tutti coloro che sono interessati a richiedere un incontro, in modo da approfondire ogni tema in uno spazio dedicato».

Puglia, cambia la legge sugli stage: ora l'indennità mensile è la più alta del Sud

La Puglia ha una nuova legge per i tirocini extracurriculari: il 17 Ottobre il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità la nuova disciplina che prevede «più tutele, più controlli e un sensibile innalzamento dell’indennità di partecipazione per i tirocinanti», riassume alla Repubblica degli Stagisti Sebastiano Leo, assessore all’istruzione, formazione e lavoro. La normativa impatterà su una platea di migliaia di persone: in Puglia si svolgono ogni anno tra i 15 e i 20mila tirocini extracurricolari. Secondo l’ultimo Rapporto del ministero del lavoro, nel 2022 ne sono stati attivati 16.700. Ora la legge deve essere promulgata dal Presidente della Regione che ha 30 giorni per farlo: quindi entro fine novembre dovrebbe essere operativa, completa di delibera attuativa.La novità più rilevante è l’aumento del rimborso spese che aumenta da 450 a 600 euro al mese, e in alcuni casi 700 euro. Nella “classifica” degli emolumenti mensili previsti dalle leggi regionali la Puglia passa, quindi, da una posizione medio bassa ai primi posti. Il rimborso fissato dalla giunta Emiliano è lo stesso previsto già in quattro regioni – Abruzzo, Molise, Valle d’Aosta e Piemonte. L’unico più alto, in Italia, è quello previsto in Lazio (800 euro al mese).«Oggi la Puglia può essere un esempio virtuoso per le altre regioni del Sud Italia. Per noi i giovani rappresentano la più grande risorsa, in particolare quelli che si apprestano a entrare nel mondo del lavoro e a capire quale strada intraprendere» osserva Leo: «Una delle grandi novità di questa legge è proprio la valorizzazione dei tirocinanti e allo stesso tempo delle aziende come luogo di formazione e inserimento al lavoro. Il tirocinio è uno strumento di apprendimento ma anche di orientamento. Per questo motivo affinché funzioni al meglio riteniamo che le condizioni debbano essere dignitose e in piena sicurezza. E auspichiamo che l’inserimento al lavoro non sia più uno strumento di sfruttamento dei tirocinanti».La nuova legge aggiorna e innova quella del 2013, passando da 9 a 14 articoli, adeguandosi alle ultime linee guida nazionali con l’obiettivo di evitare usi distorti dello strumento attraverso il rafforzamento del controllo e vigilanza.Le principali novità, oltre all’innalzamento del rimborso spese, sono: la semplificazione della disciplina per i «tirocini extracurriculari comunque denominati, inclusi i tirocini finalizzati all’inclusione sociale, all’autonomia delle persone e alla riabilitazione in favore di persone già prese in carico dai servizi sociali e sanitari professionali», l’allargamento della platea dei soggetti promotori con gli Its, gli enti bilaterali e altri soggetti, l’introduzione di un meccanismo premiale del numero di tirocini attivabili per le aziende ospitanti che garantiscono una certa percentuale di occupazione al proprio interno, e un rafforzamento delle attività di controllo, verifica e monitoraggio durante tutto il periodo del tirocinio.Questa nuova legge arriva a un anno e mezzo dalla richiesta avanzata dai giovani dell’associazione pugliese Radici 021 «di aumentare l’indennità minima regionale per questione di dignità e rispetto». All’epoca Leo, contattato dalla Repubblica degli Stagisti, aveva definito la richiesta «assolutamente legittima e di buon senso» anticipando anche che il suo assessorato stava per formulare una nuova proposta di legge. Giusto un anno dopo, a maggio 2023, la Giunta regionale aveva poi approvato il disegno di legge consegnando al Consiglio un testo che ha poi ricevuto l’unanimità di voto.L’articolo 1 specifica l’ambito di applicazione della legge: «i tirocini comunque denominati e, in particolare, quelli formativi e di orientamento o di inserimento e reinserimento lavorativo, compresi altresì quelli finalizzati all’inclusione sociale, all’autonomia delle persone e alla riabilitazione in favore di persone già prese in carico dai servizi sociali e sanitari professionali». Restano quindi esclusi solo i tirocini curriculari, quelli rivolti a soggetti extracomunitari, quelli transnazionali e i periodi di pratica per l’accesso alle professioni ordinistiche.Per quanto riguarda la durata, non può essere inferiore a due mesi né superiore ai sei. Può arrivare a dodici mesi se i destinatari sono persone svantaggiate. Il tirocinio può essere rinnovato una sola volta, ma nel progetto formativo individuale è necessario indicare l’integrazione delle competenze da acquisire.Novità anche per i soggetti promotori: l’articolo 4 allarga la categoria consentendo anche agli Its e agli enti bilaterali (organismi costituiti da associazioni di datori di lavoro e sindacati) l’attivazione di tirocini. Mentre tra i soggetti ospitanti figura anche la pubblica amministrazione. In questo caso, specifica l’articolo 5 al terzo comma, «la selezione dei tirocinanti deve essere effettuata attraverso procedure di evidenza pubblica ispirate a principi di trasparenza, pubblicità, imparzialità e parità di genere». Si precisa poi più avanti che l’attivazione di tirocini da parte della p.a. è subordinata alla disponibilità di risorse entro i limiti di spesa consentita per finalità formative. L’emendamento in questione era stato introdotto dal gruppo di Fratelli d’Italia. Pur avendo gli stage negli enti pubblici il limite di avere zero probabilità di trasformarsi in un’assunzione, ci sono molte persone che «vorrebbero o potrebbero scegliere di lavorare nella pubblica amministrazione» dice l’assessore, e che quindi possono essere interessati a esperienze di questo tipo, anche senza uno sbocco lavorativo: «Anche con lo scopo di orientare al lavoro, ritengo che gli stage possano essere funzionali anche in questi uffici. Ciò che conta è che il tirocinio non venga interpretato come sostitutivo del lavoro dei funzionari, ma come un’occasione di apprendimento e di sviluppo delle competenze dei tirocinanti».Il rimborso mensile, si diceva, è innalzato a 600 euro per i primi sei mesi, ma in caso di proroga sale a 700 euro per le ulteriori sei mensilità. La proroga «deve essere adeguatamente motivata dal soggetto ospitante e contenere una integrazione dei contenuti del Progetto formativo individuale». Deve poi essere accettata preventivamente dal tirocinante e trasmessa al soggetto promotore almeno dieci giorni prima della scadenza.Rispetto alla legge del 2013 si inserisce, poi, tutta una parte relativa al monitoraggio e controlli per evitare l’uso distorto dello stage. La struttura regionale competente dovrà attuare il monitoraggio in itinere del percorso e la valutazione degli inserimenti lavorativi post tirocinio. «Abbiamo previsto l’invio di una relazione semestrale a tutti i soggetti promotori da inviare alla sezione o dipartimento con cui struttureremo un report per analizzare i diversi profili oggetto di tirocinio», spiega Leo: «Contiamo di attivare convenzioni con gli organi di controllo per incrementare le verifiche sul corretto uso dello strumento».Il bilancio del nuovo testo è positivo, per l’assessore pugliese, partendo dal fatto che l’appoggio è stato trasversale: «Evidentemente l’obiettivo comune è prevalso sulle posizioni politiche» chiude Leo, particolarmente soddisfatto perché «con questa legge tuteliamo i ragazzi che cercano di entrare nel mondo del lavoro. Abbiamo migliorato la normativa che esisteva e l’abbiamo adeguata ai tempi che stiamo vivendo. Ogni passo in più che combatta il fenomeno dei neet è per noi una vittoria».Contenti anche i giovani della Rete della Conoscenza Puglia – costituiti dall’associazione Radici 021, Link coordinamento universitario e Unione degli Studenti. «Il dato di maggiore interesse nella nuova legge risulta essere l’aumento dell’indennità di partecipazione», scrivono in un comunicato congiunto. «La Regione colma un ritardo notevole, peraltro in un momento in cui a seguito della legge di Bilancio 2021 le linee guida del 2017 sono di dubbia vigenza. Non si può ignorare l’importanza di un incremento significativo dell’indennità». Ma, sottolineano, sono necessari «interventi più decisi sui tirocini, curriculari e non, per mettere fine a una vera e propria fucina di sfruttamento che priva centinaia di migliaia di persone, soprattutto giovani, di una reale prospettiva di crescita personale e professionale». Secondo questi giovani attivisti, anche se adesso la situazione in Puglia migliorerà grazie a questa nuova normativa, lo strumento del tirocinio necessita di una revisione profonda per ridurre la possibilità di rincorrere a questo strumento in favore di strumenti più stabili come l’apprendistato.Marianna LeporeFoto di apertura da Freepik

StudentLink, una nuova start up per fare community tra studenti universitari

Alzi la mano chi, appena iscritto, all’università avrebbe voluto avere un aiuto nell’affrontare tutte le nuove sfide: dal conoscere altri studenti a capire dove prendere casa, dagli appunti delle lezioni perse alle informazioni sulle opportunità una volta laureati. Marco La Rocca la mano la alzerebbe. E proprio per rispondere a questo bisogno, a soli 21 anni – oggi ne ha 24 – ha creato StudentLink, una startup, «che intende supportare lo studente a 360 gradi durante il percorso accademico», spiega La Rocca alla Repubblica degli Stagisti. In che modo? «Attraverso tre canali: l’app che funge da cassetto degli attrezzi per gli studenti, dove si possono trovare notizie delle varie associazioni, materiale didattico, case disponibili e così via. Le pagine social, che ci aiutano a informare gli studenti sulle opportunità che ci sono in Italia a livello universitario, e gli eventi per mettere in contatto gli studenti con le aziende del territorio».L’idea nasce in un gruppo studio: Marco La Rocca si confronta con Alessio Serreli e Francesco Manfra, entrambi 24 anni, anche loro come lui iscritti all’università Carlo Cattaneo (Liuc), e a febbraio dell’anno scorso fondano insieme StudentLink. A loro, che sono il nucleo centrale, si affiancano poi Nicolò Joswig, 23 anni, Alessio Giardina, 27, e altri due legali tutti entrati con la forma del work for equity, ovvero la possibilità per start up e pmi innovative di remunerare soggetti esterni tramite l’assegnazione di azioni, quote o strumenti finanziari partecipativi.Ad oggi il traguardo più importante è stato raggiunto: creare l’applicazione che consentirà l’utilizzo reale di StudentLink. «È stata la cosa più difficile, abbiamo fatto entrare i programmatori e creato tutto all’interno della start up. Abbiamo anche organizzato alcuni eventi e consolidato il nostro posizionamento in Liuc». Oggi (19 ottobre), a partire dalle 19 il progetto StudentLink viene presentato a Legnano presso Villa Jucker. «Non vorrei ci accostassero sempre e solo all’applicazione», dice la Rocca, «perché per noi c’è molto altro ancora». Il primo risultato tangibile avuto ad oggi: l’app,  che vuole essere «il primo social network universitario». Letta così potrebbe sembrare un richiamo a quello che è stato Facebook nei primi anni di vita e La Rocca in parte conferma: «lo stile è assolutamente quello, ma in realtà la differenza non è da poco. Facebook partì con l’obiettivo di fare massa connettendo tutti. A noi interessa farlo al massimo a livello nazionale, ma preferiremmo stare più sul livello locale anche perché il trend è quello».L’app vuole essere una sorta di aggregatore di servizi utili allo studente, «come se fossimo una cassetta degli attrezzi per studenti del primo o secondo anno che attraverso questa applicazione possono trovare eventi della zona, scontistiche dei locali, case in affitto, materiale didattico, anche un passaggio per raggiungere l’ateneo».Informazioni utili soprattutto nei primi anni quando si arriva spaesati all’università, tra facce nuove, corridoi tutti uguali, spazi immensi e un numero di persone decisamente maggiore rispetto a una scuola superiore. Uno spazio virtuale che cerca di accompagnare tenendo per mano le matricole. Gli studenti potranno iscriversi gratuitamente e avere numerosi vantaggi nel frequentare l’app. Per prima cosa nel reperire il materiale didattico: «ognuno potrà caricare i propri appunti delle lezioni e decidere se farlo in modo gratuito o per avere un guadagno. In questo caso si attiverà un abbonamento per lo studente che vuole farsi pagare. Per chi invece vuole diffondere i propri appunti in maniera gratuita si creerà un sistema di cashback che verrà pagato attraverso scontistiche ed eventi creati ad hoc per incentivare non la vendita ma la diffusione degli appunti in maniera gratuita».C’è poi anche una chat all’interno dell’applicazione per facilitare l’incontro tra persone. «In fase di registrazione è possibile decidere di far vedere agli altri utenti la propria posizione, così possono scoprire se vicino casa c’è un compagno di corso o una persona che non conosco e a cui posso mandare un messaggio. E poi ci sono tutte le possibilità di incontro dal vivo». StudentLink non vuole necessariamente far rimanere tutti al di là di uno schermo, ma punta proprio alle connessioni reali tra individui. Per esempio attraverso gli eventi dal vivo, alcuni già organizzati in questo anno. O con le convenzioni che verranno stipulate con alcuni locali, dove si potrà andare a bere o mangiare qualcosa magari con i nuovi amici trovati tramite l’app e in più avere dei vantaggi. «Per ora abbiamo già contrattualizzato circa 25 locali ma dovremmo arrivare a circa 70 entro dicembre. A noi pagano una fee mensile, che va dai 50 ai 100 euro, a seconda del pacchetto scelto, e lo studente riceve un dieci per cento di sconto per ogni bevanda o cibo che prende». Partiranno poi anche gli eventi, un quattro-cinque al mese a cui si aggiunge anche uno particolarmente importante con la Camera di commercio. Tutti elementi che portano Rocca a dire con certezza «Fino ad oggi non abbiamo ancora fatturato, ma cominceremo a farlo dal prossimo mese e abbiamo un ottimo piano di previsione di fatturato in crescita».Ad oggi StudentLink è stato possibile grazie all’investimento personale che i tre giovani hanno fatto, pari a circa 35mila euro. E grazie all’aiuto ricevuto dal bando Incubatore d’Impresa 2022 presso ComoNExT – Innovation Hub. «Abbiamo vinto, in palio c’era un voucher in servizi che non abbiamo utilizzato, ma abbiamo sfruttato la parte formativa, quindi l’aiuto nello sviluppo del business model, del business plan e del testing del mercato. Ci hanno offerto alcune risorse per l’ideazione della landing page». Per il futuro, però, le cose cambieranno. «Abbiamo ricevuto diverse offerte di finanziamento e le stiamo valutando, di 50mila o 100mila euro, ma prima di accettare vogliamo capire meglio quanto ci serve realmente per allargare il mercato».Fino a dicembre il mercato di riferimento sarà principalmente l’università Carlo Cattaneo, dopo si allargherà anche agli altri atenei, sia pubblici sia sopratutto privati che «riescono più velocemente a erogare i finanziamenti per start up o enti di servizio, rispetto alle università pubbliche che devono dar conto anche allo Stato». Tutto questo sul piano previsionale, perché poi, ad esempio, hanno già avuto contatti con il comune di Vicenza che «voleva farci parlare con l’università. Il piano è di fare prima accordi con le private e poi con le pubbliche ma non abbiamo intenzione di rispettarlo completamente». E le telefonate sono già arrivate anche da Padova, Pavia, BariBisogna precisare che il servizio è erogato gratuitamente agli studenti, quindi nel momento in cui l’ateneo voglia customizzare i suoi servizi «adattandoli all’applicazione, in pratica formulando quasi un software, può farlo pagandoci una fee annuale. Così, per esempio, diventa “StudentLink per Liuc” e l’università può cambiare quello che vuole, facendo diventare l’app sempre più personalizzata». Servizio per cui devono pagare una fee che «sarebbe circa sui 12 euro a studente».L’obiettivo finale è quello di creare una community di studenti universitari. «Molto spesso gli atenei non badano ad agevolare i neo iscritti per metterli in condizioni di affrontare particolari esperienze. Così soprattutto le persone più introverse non riescono a fare amicizia. E noi vorremmo dare una svolta al percorso universitario, consigliare ai “grandi” che ne fanno parte qual è la situazione e farci ascoltare».Dalla loro parte hanno l’esperienza di chi ci è passato, un buon progetto e l’ambizione di realizzarlo. Dal prossimo mese si aggiungeranno anche i primi guadagni e la possibilità di andare avanti senza ulteriori investimenti personali ma con quelli che arriveranno dall’esterno.Marianna Lepore

900 euro al mese per un tirocinio in Eurocontrol, l'ente intergovernativo per il controllo del traffico aereo

Capire come funziona il controllo del traffico aereo europeo: a renderlo possibile è il programma di stage per laureati (ma anche studenti delle superiori, purché maggiorenni) di Eurocontrol, organizzazione intergovernativa composta dai 27 Stati europei più altri dodici Paesi tra cui Svizzera e Uk (ci sono poi Israele e Marocco che sono Comprehensive Agreement States). La sede è a Bruxelles. E lo scopo è vigilare sul corretto funzionamento dell’aviazione civile, affiancando le autorità nazionali come l’Enac. Non c’è un numero predefinito di posti a disposizione, ma sono circa 85 «di solito i tirocinanti che accoglie Eurocontrol ogni anno» chiarisce alla Repubblica degli Stagisti l'ufficio stampa dell'agenzia: «gli italiani sono sempre tra i più partecipi, con oltre 60 candidature ogni anno di media su un totale di circa 650». Rispettando la tradizione che li vede sempre in testa rispetto al numero di application per i programmi di stage all'estero.Le offerte di tirocinio «sono pubblicate ogni mese sul sito sulla base delle esigenze dello staff». E non è detto che un’opportunità non possa arrivare anche senza un annuncio online, ma «tramite canali alternativi come partnership con specifiche università» si legge nel regolamento. Il rimborso spese per gli stage di Eurocontrol è di 900 euro mensili, al lordo di eventuali tasse applicabili nel proprio paese di origine. Da aggiungere ai rimborsi spese per i viaggi di andata e ritorno per raggiungere l’agenzia ospitante (ci sono sedi anche a Brétigny-sur-Orge, a Lussemburgo e Maastricht). Il massimo importo è di 650 euro, spiega il regolamento, e sempre che la distanza superi 50 chilometri. Non vi sono coperture per l’alloggio, ma  sono invece rimborsabili spese amministrative «come per quelle per ottenere i visti». Quanto ai requisiti, alcuni sono validi per tutte le vacancies. Il primo è la nazionalità, che deve appartenere a uno dei 41 Stati Eurocontrol oppure alla European Civil Aviation Conference sottoscritta nel 1960, a cui appartengono 44 Stati, quelli di Eurocontrol più Islanda, San Marino e Azerbaijan. Serve poi essere studenti delle superiori o all’università, oppure già laureati ma con un titolo conseguito da massimo dodici mesi. In più è richiesta la conoscenza eccellente dell’inglese e del francese, o di una sola di queste due lingue. Se lo stage si svolge a Maastricht, l’inglese sarà invece requisito indispensabile. Infine, non si può avere un’occupazione al momento della candidatura.A seconda della posizione vacante cambiano anche i profili ricercati. Al momento online ce ne sono tre, tutti in scadenza a ottobre e con base a Bruxelles. A caccia di uno stagista, con candidatura da inviare entro il prossimo 6 ottobre, è l’unità per il Controllo finanziario. Per partecipare serve una laurea triennale in Economia, con indirizzo Finanza o Amministrazione. Necessario anche l’uso eccellente di Excel e Power point. Obiettivo principale sarà «lo sviluppo di report finanziari per stakeholder interni e esterni». La seconda posizione, sempre in scadenza il 6 ottobre, è per il Talent Adquisition. La laurea in questo caso dovrà vertere in ambiti quali Hr, Psicologia, oppure Economia. Qui oltre alla classica borsa si aggiungono 7,50 euro giornalieri di rimborso spese per i pasti e per il trasporto locale. Infine lo stage nel team Navigation, che non accoglierà più richieste dopo il 18 ottobre. Per candidarsi serve almeno una triennale in Ingegneria aereonautica perché qui il proprio servizio contribuirà a compiti quali per esempio l’evoluzione del piano delle infrastrutture per la navigazione.  L’application va inviata online, allegando tutta la documentazione e il curriculum nel formato Europass. Se l'esito è positivo si viene contattati dallo staff per un’intervista telefonica o in presenza. E infine, ultimo step, la richiesta di inviare ulteriori attestati necessari nel caso in cui lo stage andasse in porto. La comunicazione circa l’esito della propria candidatura arriva anche in caso di bocciatura, ma da tenere a mente è che il mancato successo di una candidatura non pregiudica la possibilità di ritentare per un profilo diverso, sottolinea sempre il regolamento. La durata varia dai tre ai dodici mesi, con possibilità di deroghe «a seconda anche delle esigenze di budget», è scritto nel regolamento. Che prevede inoltre una disciplina che merita particolare attenzione per quanto riguarda il regime delle presenze o della eventuale interruzione prematura dello stage.Quest’ultima può avvenire infatti su decisione dei supervisori «qualora lo stagista non dimostrasse competenze sufficienti a livello professionale e linguistico». Ma anche per esempio se si presentano 'troppi' problemi di salute. Per questi sarà necessario il certificato medico, ma qualora la situazione si ripetesse più volte «sarà possibile richiedere una interruzione anticipata del tirocinio». E un’assenza per malattia senza certificato medico anche di un solo giorno a ridosso di una festività «sarà conteggiata come uno dei due permessi mensili concessi». Come per ogni comune attività lavorativa, l’impegno è infatti di 40 ore settimanali con la concessione di due assenze al mese previa autorizzazione del tutor. Ma eventuali assenze ingiustificate, «che non siano per malattia accompagnata da un certificato o dovute a speciali esigenze» saranno sanzionate con una corrispondente deduzione dalla borsa mensile. Regole stringenti anche per gli ‘special leave’, che in alcune circostanze danno diritto a una indennità. Succede per esempio per gravi lutti, convocazioni in tribunale, elezioni, colloqui di lavoro ma solo se tenuti nei due mesi precedenti la fine del periodo di tirocinio. Lo stage a Eurocontrol è «un’esperienza davvero valida, che fornisce una visione sulla realtà quotidiana dell’aviazione» dice nel video sul sito Martina Hlavata, stagista al servizio Traffico aereo. A Louis Ducarme, stagista alle Risorse umane, ha permesso di «espandere il proprio interesse verso le organizzazioni internazionali». «Ogni giorno imparo qualcosa» afferma Clar Mambote, trainee alla Comunicazione. I ragazzi raccontano anche le sfide affrontate nelle loro esperienze. «Una delle prime è stata l’organizzazione del Forum degli stakeholder sulla piattaforma Zoom» fa sapere Mambote. «Per me è stato l’approccio alla deontologia, in cui non mi ero mai cimentato» continua Ducarme. «Mi ascoltano e prendono in considerazione, sei circondato da persone che ti supportano» conclude Hlavata. Partecipare a uno stage in Eurocontrol, sottolineano dall'ufficio stampa, «consente di immergersi nelle dinamiche dell'aviazione, e offre anche l'opportunità di espandere il proprio network professionale in vista di una carriera internazionale».  Ilaria Mariotti 

Un nuovo modo di parlare di temi importanti a scuola: le assemblee d'istituto “memorabili” di Assembleiamo

Usare le assemblee d’istituto – quei momenti, una o due volte l’anno, in cui tutti gli studenti di una scuola si riuniscono per una sorta di “conferenza” – per affrontare tematiche che normalmente non sono discusse a scuola ma che possono invece interessare molto i ragazzi, come l’intelligenza artificiale, i social media, le problematiche sociali, la sostenibilità, le tematiche di genere o lavori “del futuro”, meno conosciuti. E farlo portando volti noti come la pallavolista Paola Egonu, il cestista Marco Belinelli, il musicista youtuber Pietro Morello, l'attore Alex Polidori (noto anche per essere la voce italiana di Tom Holland e Timothée Chalamet!), il ricercatore di chimica e divulgatore Barbascura, lo youtuber Leonardo Decarli, o ancora Aurora Caporossi, fondatrice dell'associazione Animenta che supporta i giovani con disturbi alimentari, la modella e influencer Ludovica Pagani, il fisico teorico e TedX speaker Cristiano De Nobili. Non necessariamente persone famosissime, ma che possono dare un valore importante agli studenti in termini di engagement, conoscenze e impatto generato. È la scommessa di Assembleiamo, associazione creata da Matteo Spreafico, che quando tutto è partito – nel 2020, poco prima del Covid – era al primo anno di università. Le assemblee sono spesso organizzate all’interno delle scuole stesse, ma anche in teatri, aule magne, cinema. «La nostra sfida giornaliera è rendere l’argomento di cui si parla, l’evento, interessante, avvincente. Uno dei modi per farlo è attraverso gli ospiti» dice Spreafico alla Repubblica degli Stagisti, che quest'estate lo ha anche invitato al suo evento Best Stage 2023 per raccontare l'iniziativa: «Se a parlare di social media faccio venire un esperto 50enne sconosciuto o della polizia postale non riscuoterò la stessa attenzione di quando invito un influencer. In questo secondo caso non solo gli studenti saranno interessati, ma anche emozionati, fieri di avere quella persona ospite a scuola. Cambia proprio l’approccio. E poi bisogna essere interattivi: parlare due ore frontalmente non funziona  in classe, figuriamoci con 500 persone. Bisogna prevedere delle attività interattive, sondaggi, work cloud, quiz che interrompono le varie fasi», continua a spiegare Spreafico: «Portiamo i ragazzi sul palco, diamo grandissimo spazio alle domande. Coinvolgiamo i giovani. Anche i temi più complessi possono essere affrontati nel giusto modo. E cerchiamo sempre il feedback al termine dell’assemblea, chiediamo cosa è piaciuto e cosa no per costruire l’evento futuro».In tre anni il progetto ha raggiunto circa 350mila studenti, non solo attraverso assemblee ma anche con dei tour strutturati su più giorni. «Visto che siamo di Busto Arstizio abbiamo cominciato con le scuole del nord, ma siamo presenti in tutta Italia: abbiamo scuole in Sicilia, Campania, Puglia, Lazio, Marche, Toscana, Sardegna, Veneto. Certo, le scuole del Nord sono più avvantaggiate perché sono spesso più comode da raggiungere per gli ospiti degli eventi. Mentre per quelle del Sud si deve organizzare anche il viaggio dell’ospite, il che comporta dei costi. Ma cerchiamo comunque di garantire equità tra i diversi territori. Quindi magari sosteniamo le spese di viaggio, in questo caso più alte anche per i pernottamenti, oppure organizziamo dei tour/incontri in successione tra più scuole per ridurre i costi».Quando tutto è cominciato «eravamo giovanissimi: siamo partiti senza un vero modello di business, solo con l’idea di provarci», ricorda Spreafico: «Abbiamo poi visto che funzionava, che raggiungevamo tanti ragazzi, avevamo un impatto e c’erano tantissime aziende interessate a supportarci per raggiungere meglio la Generazione Z. Dall’associazione iniziale è nata School Innovation Lab, una start up che collega le aziende con i ragazzi delle scuole superiori per creare valore attraverso progetti educativi. Per ora è tutto autofinanziato, siamo partiti con i nostri risparmi. Dalla fee che chiediamo ai nostri partner aggiungiamo ai costi una nostra parte di ricavo: questa è quella su cui generiamo il nostro utile che al momento, però, è  reinvestito in nuovi progetti, per crescere poco a poco».Come si sia passati da un’associazione a una vera e propria start up con un vero modello di business? «Abbiamo sempre creduto nel confronto tra i ragazzi e gli adulti. Passiamo intere giornate a confrontarci con i ragazzi, a capire le loro esigenze. Abbiamo parlato con circa 400 rappresentanti di scuole diverse e questo ci ha permesso di avere una posizione probabilmente unica sulle esigenze di questo target. Allo stesso tempo negli eventi che creavamo come associazione coinvolgevamo professionisti e aziende che erano entusiasti e ci dicevano “Siamo interessati a venire in più scuole e investiremmo anche dei soldi perché ci crediamo e vogliamo che i giovani siano formati su questo tema”. E allora ci siamo detti: perché non mettere insieme le due cose? Aiutare le aziende a comunicare meglio con gli studenti e portare social employability e allo stesso tempo fare attività con i ragazzi sempre in un’ottica educativa». Il passaggio, in pratica, è stato naturale: «Possiamo fare molto di più di un’assemblea, possiamo lavorare con aziende e studenti, connetterli per creare valore per i ragazzi, per la scuola e per l’azienda stessa».Oggi all’interno della start up sono quattro soci, di cui tre operativi: Spreafico, oggi 25 anni, che ha la maggioranza delle quote, e poi Andrea Pasini e Lorenzo Perotta, entrambi classe 2002, che si occupano dello sviluppo dell’app e della parte amministrativa. A questi si aggiungono altri cinque collaboratori che lavorano su vari progetti.Ma per farsi venire un’idea del genere, Matteo Spreafico ha subìto, nella sua adolescenza, assemblee d’istituto terribili? «Alcune erano anche belle, ma in molte come in tutta Italia si finiva a vedere un film. Si lascia tutto in mano a ragazzi di 16-17 anni, e spesso l’organizzazione non è il massimo. La mia domanda quando siamo partiti è stata: perché non trasformare questa giornata in qualcosa che li coinvolga davvero? Questo è il segreto: quando i giovani si sentono coinvolti ascoltano chi hanno di fronte. E la cosa che ci fa più piacere, oggi, è quando i docenti ci dicono “non ho mai visto i ragazzi così attenti per due ore”». L’attenzione dei ragazzi si cattura portando speaker di valore e tematiche a loro vicine con un approccio innovativo, quindi molto interattive.E poi c’è la questione dell’impatto sociale sui giovani: «È la prima cosa che guardiamo. In tutti i progetti che facciamo per noi il feedback di ragazzi, docenti e scuole è un nodo centrale. Organizziamo eventi nelle scuole che spesso coincidono con le assemblee perché è lo spazio migliore per rappresentarli. Quindi possiamo portare l’atleta a cui si può ispirare il ragazzo, l’azienda che porta determinate tematiche affrontate dai suoi professionisti. E poi facciamo anche tante attività di formazione per i ragazzi. Per esempio collaboriamo con Canva, uno strumento gratuito di progettazione grafica online, per fare informazione agli studenti su questo tema, oltre a  progetti legati all’orientamento, al benessere psicologico, al confronto tra docenti e ragazzi».È possibile contattare School Innovation Lab attraverso qualsiasi canale (qui i loro profili Linkedin, Instagram, e il loro sito). E possono farlo sia gli studenti sia l’istituzione scolastica. «Dipende da cosa si vuol fare. Per fare solo l’assemblea ci può contattare direttamente il rappresentante di istituto: ci piace avere un primo rapporto con i rappresentanti o con loro e il preside insieme. Poi in base ai progetti spesso c’è bisogno anche di avere un contatto con la dirigenza, ma partiamo di solito con i ragazzi: raccontiamo loro cosa facciamo e cerchiamo di capire di cosa hanno bisogno».Tutto questo logicamente ha un costo, ma non sono le scuole a pagare. «Per politica aziendale non vendiamo servizi alle scuole. Il nostro cliente sono le aziende che hanno interesse a comunicare in modo più efficace con la Generazione Z, e noi le aiutiamo a farlo in un contesto a forte impatto sui ragazzi. È il patto sociale che cerchiamo di creare tra le aziende, dove ci sono soldi e fondi che servono alla scuola per fare progetti, e le scuole e gli studenti che hanno bisogno di questi progetti ma non hanno la liquidità per finanziarli. La nostra strategia è che a finanziare questi eventi siano le aziende o i privati. Il prezzo che le aziende pagano cambia a seconda di cosa si sta parlando: possono essere progetti molto grandi e allora facciamo preventivi ad hoc. Di solito non sono cifre elevate, ma cambia tutto se si decide di supportare progetti per raggiungere 40-70mila studenti». Ad oggi sono state coinvolte una trentina  di aziende, cucendo sempre progetti ad hoc in base all’interesse dell’impresa e agli obiettivi di impatto di Assembleiamo. «Ognuna ha obiettivi diversi: responsabilità sociale di impresa, brand&awareness, marketing&sales. Per questo in base alle esigenze andiamo a strutturare la loro partecipazione e contributo agli eventi. In alcuni casi sono solo sponsor o supporter, in altri  alcuni loro dipendenti intervengono in qualità di esperti sul tema».  Più della metà degli eventi, tra il sessanta e il settanta per cento, sono fatti puramente a impatto – quindi senza alcun finanziamento esterno.Per il suo impegno con lo School Innovation Lab Matteo Spreafico è stato selezionato tra i 25 giovani changemaker da Agenzia nazionale per i giovani e Ashoka Italia. «Sicuramente questo mi ha aiutato ad avere una prospettiva più sistemica sull’impatto che possiamo avere, un approccio molto più strutturato e professionale. Mi ha permesso di capire cosa significhi essere esperti, mi ha dato un metodo, una mission, aiutato a focalizzare meglio il nostro focus che è quello di voler modernizzare la scuola» osserva Spreafico: «Certo, un conto è dirlo, un altro crederci e lavorare con tutte le energie su questo. E Ashoka ci ha dato una mano proprio grazie al confronto con il loro team, alla possibilità di ampliare i nostri contatti, di parlare in conferenze, fare workshop. E ci ha messo in contatto con molti partner che ci possono supportare». Oggi Spreafico lavora a tempo pieno su questo progetto e dopo anni senza guadagni, visto che il poco incassato era reinvestito, adesso inizia ad avere anche un primo ritorno economico.In questo momento è in programmazione «il prossimo anno scolastico, per continuare a fare eventi nelle scuole sempre più strutturati e coinvolgenti. A settembre lanceremo un’applicazione per i rappresentanti e i loro studenti, che li supporti a creare una migliore comunità studentesca e a vivere meglio l’esperienza scolastica. Non solo, stiamo lavorando a un progetto che si chiama Agenda Scuola 2030, puramente a impatto sociale che ha un chiaro rimando all’Agenda Onu 2030 ma dedicata alle scuole. Quindi lavorare in primis con gli studenti e con insegnanti e presidi per andare a immaginare come potrà essere la scuola del futuro, individuando le problematiche di oggi e da lì andando a lavorare per trovare le soluzioni». Per farlo sarà necessario elaborare i temi durante le assemblee con gli studenti e il tutto «verrà elaborato nella piattaforma di School Innovation Lab, dove poi le taskforce composte da docenti, ragazzi ed esperti del mondo della scuola andranno a sviluppare un elaborato finale che sarà messo a disposizione di Regioni, ministeri e di tutti gli enti che lavorano nella scuola, come riferimento finale. Un po’ come fa l’Agenda Onu per tantissimi altri temi. È il nostro grande progetto: ci crediamo molto».Marianna Lepore

Corte di giustizia UE, oltre cento tirocini con indennità di quasi 1500 euro al mese: come candidarsi

Un'esperienza di "learning by doing" in uno dei luoghi più richiesti dai giovani italiani per qualità dello stage e per il rimborso spese: il 15 settembre scade il termine per fare application per un tirocinio presso la Corte di giustizia dell’Unione europea. Se selezionati, i giovani saranno impegnati per sei mesi, dal 1° marzo al 31 luglio del prossimo anno.«Sono disponibili fino a 130 tirocini per sessione», spiega alla Repubblica degli Stagisti Sofia Riesino, assistente dell’Unità Stampa e informazione. Quindi visto che ogni anno ci sono due sessioni di stage, si arriva a una “capienza” di 260 stagisti. Gli italiani sono da sempre tra i più numerosi a far domanda, probabilmente attirati dal buon rimborso spese e dall’esperienza internazionale. E infatti anche per la seconda sessione del 2023 – che prenderà il via a inizio settembre – hanno battuto tutti: «Abbiamo ricevuto 609 domande entro il termine di metà aprile e di queste 174 erano italiane», spiega Riesino. Vale a dire che oltre una candidatura su quattro, per la precisione il 28,5%, proveniva dall’Italia: più del doppio del secondo Paese in questa classifica di application, la Francia, con 78 domande; in terza posizione poi la Spagna con 71. Proporzioni che non rispecchiano il numero di giovani che accedono effettivamente a questi stage, visto che la Francia batte tutti per tirocinanti selezionati – 15 – seguita a stretto giro dall’Italia, con 14 e poi dall’Irlanda con 11. Gli italiani sono piuttosto assidui nel far domanda, tanto  da mantenere costante nel tempo la loro percentuale di application. E anche per la sessione  cominciata a marzo di quest’anno, infatti, sono arrivate dall’Italia 146 domande su un totale  di 488 (pari a un 30% tondo) e i Paesi con più stagisti selezionati sono stati ancora una volta la Francia, l’Italia e la Spagna.La sessione per cui è possibile al momento partecipare è quella che di solito riceve più domande perché è l’unica nel corso dell’anno che raccoglie le application anche per la direzione dell’Interpretazione, in questo caso della durata variabile da dieci a dodici settimane. Qui il bando è rivolto principalmente a giovani diplomati in interpretazione di conferenza. Questo tipo di stage ha l’obiettivo di «permettere ai giovani interpreti di essere seguiti nel loro perfezionamento di interpretazione, in particolare giuridica, che comporta la preparazione dei fascicoli, un lavoro di ricerca terminologica ed esercitazioni pratiche in cabina muta». In questo caso la selezione dei candidati avviene una sola volta l’anno, a metà settembre appunto, per l’intero anno giudiziario. «Quest’anno il numero totale di posti disponibili è di circa 8-10: saranno distribuiti tra la sessione primaverile e quella autunnale del prossimo anno», conferma Riesino, con la raccolta delle candidature solo in questo periodo estivo.Inutile dire che anche in questo campo la competizione è altissima e la selezione molto accurata. Nel 2022, infatti, sono arrivate 56 richieste per fare uno stage in questa Direzione, «17 dall’Italia, 8 dalla Francia e 7 dalla Spagna», ma un solo tirocinante, di nazionalità spagnola, è stato alla fine selezionato. Per tutti il rimborso spese mensile è di 1.468 euro, a cui vanno aggiunti un contributo di circa 150 euro per spese di viaggio destinato agli stagisti che abitino a più di 200 chilometri dalla sede della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, ovvero il Lussemburgo. L’indennità mensile negli anni è aumentata, passando dai poco più di 1.100 euro del 2011 ai 1.200 del 2021 fino ai quasi 1.500 per il 2024.Rispetto agli anni del Covid, non è più possibile chiedere di svolgere parte o tutto lo stage in smart internshipping, possibilità che era stata introdotta per evitare il blocco del programma e che è stata eliminata vista la natura prettamente formativa di questi tirocini, che può meglio realizzarsi frequentando dal vivo i palazzi della Corte – il cui compito è quello di garantire l’osservanza del diritto nell’interpretazione e nell’applicazione dei trattati fondativi dell’Unione europea.Nelle ultime due sessioni le richieste di partecipazione da parte dell’Italia sono tornate a circa il trenta per cento sul totale, in linea con quanto succedeva una volta. Ma nel 2020 invece, probabilmente a causa della pandemia Covid che colpì inizialmente l’Italia più degli altri Paesi europei, le candidature dall’Italia erano scese a poco più del venti per cento. Per quanti siano interessati a provare questa esperienza, le opzioni di scelta sono tre: un tirocinio nei servizi, oppure negli uffici dei membri della Corte, o ancora nella Direzione dell’interpretazione. Per partecipare è necessario essere in possesso di un diploma di laurea in giurisprudenza, scienze politiche, economia o un settore affine, o per gli stage presso la Direzione dell’interpretazione di un diploma di interprete di conferenza.La domanda si fa attraverso l’applicazione Eu Cv online: si deve prima fare la registrazione, poi selezionare il tirocinio di interesse e infine completare in inglese, francese o tedesco, prima la lettera di motivazione e poi le altre sezioni sui propri studi. Per tutte le selezioni è gradita una buona conoscenza della lingua francese e i candidati non devono aver già usufruito di uno stage presso un ente, un’agenzia o un organismo dell’Unione europea. L’esito della procedura di selezione sarà pubblicato, in questo caso, a fine dicembre. Così si entrerà a far parte, anche se solo temporaneamente, di una grande macchina organizzativa che secondo i dati aggiornati al dicembre 2022 conta oltre 2.200 dipendenti, di cui oltre il sessanta per cento donne, con un’età media di 46 anni.Val la pena ricordare che la Corte offre anche un altro tipo di tirocinio per magistrati nazionali nell’ambito del programma di scambi organizzato dalla Rete europea di formazione giudiziaria, per un massimo di 15 all’anno. La selezione, però, è affidata alla European Judicial Training Network e quindi le informazioni sono disponibili sul loro sito internet. A chi, invece, è alla ricerca di nuove opportunità e trova interessante la possibilità di svolgere uno stage all’estero presso la Corte di giustizia dell’Unione europea, conviene far domanda ricordando, però, che lo stage non è un eventuale trampolino per una futura assunzione, che avviene solo tramite concorso. Il rimborso spese, l’ambiente e l’esperienza sono, però, molto allettanti!Marianna Lepore

Salario minimo, in Gazzetta Ufficiale la proposta di legge popolare «per una battaglia dal basso»

Mentre continua il braccio di ferro sul salario minimo tra maggioranza e opposizione (il tutto ormai rimandato a settembre) arriva un possibile testo di legge a cui guardare. Il 15 luglio è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale una proposta di legge di iniziativa popolare sottoscritta dal comitato promotore lanciato da InOltre Alternativa progressista. «Il nostro scopo è dare un contributo al testo di legge delle opposizioni in Parlamento» spiega alla Repubblica degli Stagisti – anch'essa tra i promotori – Giordano Bozzanca, presidente dell'associazione: «E fare pressioni sul governo con una battaglia che parta dal basso nel Paese». La questione, per Bozzanca è da inquadrare da un punto di vista più ampio, che comprenda anche la contrattazione collettiva, «lo strumento principe».Bisogna intervenire «per coprire tutti i lavoratori non riconosciuti dai contratti collettivi nazionali» gli fa eco in un post su Instagram Fabio Gibertoni, tesoriere di InOltre. «Può essere solo che un intervento migliorativo nei confronti dei lavoratori in nero, oppure di chi pur lavorando vive al limite, o addirittura al di sotto della soglia di povertà». L'importo del salario minimo? Secondo la proposta di legge dieci euro, dunque più dei nove che chiedono le opposizioni. E «che sia al lordo di contributi previdenziali e assistenziali, inclusi Tfr, tredicesima, nonché indennità accessorie e fisse» si legge nel testo. Il tema, secondo i rappresentanti di InOltre, «va trattato insieme alla riforma della rappresentanza sindacale perché non si può slegare una questione dall'altra». Non a caso, spiega Bozzanca, al testo si è arrivati «collaborando con i giuristi della Cgil, e partendo da quanto già ai tempi del ministro del Lavoro Orlando, lo scorso anno, era stato formulato: un salario minimo in base ai diversi comparti del lavoro», a loro volta regolamentati dalla contrattazione collettiva. L'assunto da cui si parte nella proposta di legge (all'articolo 18) è che «il salario minimo orario è valido e vincolante laddove un contratto collettivo nazionale di lavoro sia assente o preveda compensi orari minimi inferiori al salario minimo determinato ai sensi della presente legge». Del resto parte della polemica sul salario minimo è incentrata proprio sulla presenza di una contrattazione collettiva nazionale, che è già sufficiente – si dice – a regolamentare le retribuzioni. Secondo il comitato promotore però, non si dovrebbe in nessun caso scendere sotto la soglia dei dieci euro, e qualora sia previsto – come capita che accada – un compenso inferiore, «i contratti collettivi nazionali devono essere oggetto di nuova contrattazione entro il limite dei dodici mesi». Il rischio del boomerang, e di aprire cioè una porta a chi furbescamente cercasse di usare il salario minimo per scendere al di sotto di quanto già previsto dal ccnl abbassando retribuzioni superiori, è stato preso in considerazione: «Abbiamo inserito una clausola, quella del 'fatti salvi gli effetti del maggior favore'». Un altro aspetto su cui «abbiamo voluto calcare la mano» dice Bozzanca, «è l'ultrattività dei contratti, e cioè che restino in vigore quelli in scadenza fino al rinnovo». Almeno due gli altri punti focali del testo. Il primo, l'estensione del salario anche ai lavoratori non subordinati. Lo si ripete in più punti, per esempio all'articolo due della proposta di legge, sull'ambito di applicazione, in cui si avvisa che il salario minimo va applicato anche alle collaborazioni, incluse quelle che riguardino iscritti agli ordini professionali, e al lavoro autonomo. Con la postilla che «la remunerazione sia riferita al tempo o esistano parametri temporali». Insomma, i lavoratori autonomi dovrebbero quantificare il tempo della propria prestazione, e non essere pagati meno del salario minimo per ciascuna ora di lavoro.Ancora, nella proposta di legge sono inclusi i lavoratori domestici e i professionisti dei beni culturali. Per loro, specifica Bozzanca, «abbiamo previsto l'applicazione del contratto di Federculture, e non quello della Multiservizi». Questo perché, prosegue l'attivista, «nella proposta di legge si afferma che va applicato alle categorie di lavoratori il contratto leader del settore merceologico più prossimo».C'è poi il punto delle sanzioni, «su cui invece il testo delle opposizioni rimane evasivo». Sottolinea Bozzanca come sia stato inserito quanto previsto dal Gdpr «e cioè sanzioni rapportate al fatturato, fino al dieci per cento». All'articolo 22 si stabilisce infatti che il datore di lavoro dispone di tre mesi per adeguarsi al salario minimo, altrimenti «si applica la sanzione amministrativa fino ad euro 100.000, ovvero fino al 10 per cento del fatturato annuo globale del datore di lavoro se superiore». Le controversie del lavoro autonomo andranno poi risolte davanti al Tribunale del lavoro, «per riconoscere i freelance come lavoratori e non come imprese» sottlineano in un comunicato da Acta, l'associazione che rappresenta i lavoratori autonomi nel terziario avanzato, altro membro del comitato promotore. «Abbiamo contribuito ai lavori preparatori della proposta di legge con lo spirito di  rafforzare i diritti per i freelance», dichiara infatti il presidente di Acta Giulio Stumpo. Adesso bisogna però procedere con la raccolta delle firme. Ne servono per legge 50mila affinché la proposta approdi in Parlamento. «Abbiamo ritenuto opportuno partire da settembre 2023 per dispiegare al meglio la campagna senza di mezzo la pausa estiva» si legge nel comunicato diramato da InOltre. Nel frattempo, fa sapere Bozzanca, «ci siamo riuniti con esponenti delle opposizioni come Nunzia Catalfo del M5S con l'idea di arrivare a formulare nuovi disegni di legge a partire dal nostro testo». Quello delle opposizioni «è blindato, per decisione dei capigruppo». A settembre si giocherà la partita più importante: «I numeri in Parlamento rendono di minoranza una battaglia che invece noi sappiamo essere di maggioranza» sostengono da InOltre. Va creato un clima di «ebollizione culturale che il Governo non può più ignorare, palesando la posizione regressiva e conservatrice che non  vuole  confessare, mascherandosi da destra 'sociale'». Il Paese è invece fatto di «persone che vivono in condizioni di precariato e difficoltà economica». Le persone che questa proposta di legge si ripromette di proteggere dal rischio di sfruttamento e di sottoretribuzione. Ilaria Mariotti